lunedì 31 marzo 2008

Cuvée Van de Keizer 2007




Quelli della Het Anker ci sanno proprio fare: questa van Der Kaizer conferma in pieno quanto di buono aveva rivelato nella precedente brassatura del 2006 (questa birra viene brassata 1 sola volta l'anno, il 24 febbraio, data di nascita di Carlo V, sulla "base" della tradizionale Gouden Carolus). Bella testa di schiuma bianca, cremosa e persistente, su questa birra color borgogna molto brillante; l'aroma è quasi quello di un brandy, dolce ma non stucchevole, ripulito e ricco, con note speziate di cannella, pepe e altre spezie, malto caramellato e una leggera nota tostata finale. Il corpo non rivela all'inizio la sua consistente gradazione, si fa bere con arrendevolezza, senza mancare però di presentare la propria "carta d'identità" in seguito. La troviamo leggermente più asciutta della versione precedente, molto equilibrata, con malto e liquirizia che costituiscono il "grosso delle truppe", con una "retroguardia" speziata e molto piccante. Abboccata senza essere sciropposa, delicatamente frizzante, il palato è in grado di apprezzarne la ricchezza e varietà, anche del finale, che si rivela speziato e confortevole, dopo un ultimo assaggio di biscotto, zucchero candito e polvere di cioccolato. Alc. 11,5% vol ©Alberto Laschi

Cuvée St. Antoine Blonde



Birra dal bel colore biondo arancio, veramente bello da vedersi, con una schiuma fine, non corposa, non abbondante e di veloce dissoluzione. L’aroma non è particolarmente elaborato, abbastanza fuggevole, con note maltate e un leggero sentore di lievito/crosta di pane; ci sono anche note floreali e di frutta bianca matura (alla fine sembra quasi di sentire una nota di melone ...), con un sottofondo leggermente mielato. Il corpo è rotondo, morbido e caldo: mediamente frizzante, la birra riempie la bocca e asseta al palato una bella botta iniziale di malto-miele-alcool; piano piano poi il palato riesce ad apprezzare la buona composizione gustativa, fatta soprattutto di sensazioni fresche di frutta, e un finale nel quale il lievito arricchisce di molto l'insieme. La persistenza non è molto lunga, ma la sensazione di calore diffuso la rende piacevolmente appagante. Robusta, corposa, ma anche rinfrescante. Alc. 8% vol ©Alberto Laschi



domenica 30 marzo 2008

St. Monon Brune



Birra dal colore tonaca di frate, non brillante, con una testa di schiuma compatta, cremosa e persistente. Come la sorella ambrata, questa birra è caratterizzata dalle note terragne e tanniche, che si evidenziano fin dall’impatto olfattivo, seppur abbastanza omogeneo ed equilibrato. Corpo rotondo ma non robusto, quasi terroso, ma dalla buona sensazione generale. Lascia la bocca pulita ed asciutta, senza un eccessivo retrogusto né amarognolo né maltoso per la componente alcolica, robusta ma non troppo. Alc. 7,5% vol ©Alberto Laschi

St. Monon Ambrée



Birra dal colore ambrato, ma leggermente velata, dovuto alla non filtrazione della birra stessa. Schiuma fine, abbondante, aderente e abbastanza persistente, aroma non particolarmente significativo, dal leggero sentore terragno. Corpo leggero e rotondo, abbastanza snello, caratterizzato dal contrasto fra le note luppolate, quelle più marcatamente terragne e tanniche, e un leggero abboccato derivante dal malto. Si evolve sempre nel senso dell’amarezza marcata ma non urticante, con le note di frutta secca (mandorle?) che la mantengono secca ed asciutta in un finale tutto sommato discretamente lungo ed equilibrato. Alc. 6,5% vol ©Alberto Laschi

Brasserie St. Monon



Il villaggio di Ambly ha appena 400 anime ed un birrificio: la Brasserie St. Monon.
Aperta nel 1996 da Pierre Jacob, ingegnere agroalimentare, trasforma il suo hobby di homebrewer in una vera e propria attività non riuscendo a trovare un lavoro stabile come ingegnere agricolo. Attualmente produce stabilmente tre birre (più alcune altre birre stagionali o “su ordinazione”): Ambree, au Miel e Brune. Proprio con l'Ambree il birrificio comincia a farsi conoscere al grande pubblico; nel 1998, infatti, Jacob per la sua birra riceve la Medaglia d'Oro al concorso internazionale di Chicago.La capacità produttiva è di 1800 hl e Jacob brassa 3 volte a settimana, aiutato dalla famiglia.
 
La leggenda locale sembra narrare effettivamente l’esistenza di un monaco, Saint Monon appunto, scozzese, che nel 600 si stabilì nella zona per evangelizzare la gente. Guardiano di porci, per campare, narra la leggenda che inseguendo un animale scappatogli scoprì nel campo, dissotterrandola, una campana, che il monaco utilizzò per chiamare a raccolta la gente. La sua fu una vita di preghiera che lo portò alla santità; ancor oggi, nella domenica dopo l’Ascensione, il sarcofago contenente la sua salma viene portato in processione dalla gente del paese come benedizione per i raccolti a venire.

 


Brasserie Artisanale “La Saint-Monon”
Rue Principale 41
6953 Ambly (Nassogne)
Tel. 0032 (0) 84 21 46 32
www.saintmonon.be

Birre prodotte: St. Monon Ambrée, St. Monon au Miel, St. Monon Brune, St. Monon en Fêtes, St. Monon Speciale Noel

©Foto Steven Vermeylen

venerdì 28 marzo 2008

Brasserie de la Senne




Piccola brasserie aperta nell’autunno del 2004 da Yvan De Baets e Bernard Leboucq, nel vecchio deposito ” Moriau” a St. Pieters-Leeuw. Aspettando l'installazione di un nuovo, e proprio, impianto di produzione a Bruxelles (entro il 2008) Yvan e Bernard producono presso la Brouwerij De Ranke. Brassa tre specialità annuali, una stagionale d’inverno e una particolare creazione miscelata con del Lambic.


De Zennebrouwerij/ Brasserie de la Senne
Victor Nonnemansstraat 40a
1600 SINT-PIETERS-LEEUW
www.brasseriedelasenne.be

Birre prodotte: Zinnebir, Taras Boulba, Stouterik, Equinox, Crianza



Yvan De Baets nel suo stand allo Zythos 2008

The Musketeers Brouwerij


Kristof De Roo, Rikkert Maertens, Stefaan Soetemans e Sven Suys, 4 mastrobirrai (4 come i moschettieri) tutti diplomati a Ghent, decidono nel 2000 di aprire in proprio questa brouwerij, vista la difficoltà di ciasciuno ad inserirsi nel mondo produttivo belga, molto geloso dei propri segreti. La prima birra prodotta in maniera “significativa” è una birra bionda, a cui viene assegnato il nome di “Troubadour”; nelle intenzioni dei 4 infatti questa birra, come gli antichi “trovatori” medievali che andavano di paese in paese a rallegrare gli abitanti con le loro storie, doveva poter viaggiare per portare in giro la stessa gioia e spensieratezza. Nel 2003 i 4 moschettieri, cioè i 4 mastribirrai affiancano alla bionda una scura di 8,5°, una mild stout, più alcolica, corposa e morbida delle stout anglosassoni. Questo nel rispetto della tradizione delle stout belghe, che nel XIX secolo conobbero il loro periodo di maggior successo, assiduamente bevute com’erano da tutti coloro che avevano bisogno di una bevanda dall’apporto calorico importante per poter fare un lavoro fisico molto pesante. Le loro birre vengono prodotte preso la De Proef, essendo anche questa brouwerij una beerfirm.

BROUWERIJ THE MUSKETEERS
Tramstraat 8
9910 URSEL
Tel. 0032 (0) 9 226 42 76
www.troubadour.com.be


Birre prodotte: Troubadour Blond, Troubadour Obscura

martedì 25 marzo 2008

Pensieri a voce alta: lo Zythos 2008



di Alberto Laschi - © foto Filip Geerts

1. Paese in festa, o festa di paese?

Fiandre Orientali, regione del Waasland, Sint Niklaas, 70.000 persone e un record: la Grand Place più grande di tutto il Belgio. Ma questa ridente cittadina non è famosa solo per questo aspetto “logistico”. Insieme alle basiliche di Saint-Nicolas-de-Port (Nancy), Gand, Amsterdam, Bruxelles, Praga, Bari, quella di Sint Niklaas è una delle 6 grandi basiliche europee dedicate al santo Vescovo di Mira (paese della Turchia da dove proveniva). San Nicola dei bambini (le cui reliquie sono conservate a Bari), santo festeggiatissimo nel Nord Europa la notte del 6 dicembre, il vero e proprio avversario/antesignano dell’ insipido Babbo Natale di marca americana. E proprio qui, a Sint Niklaas, è tanta la venerazione per questo santo che l’amministrazione comunale ha deciso di installare dei cartelli stradali con tanto di divieto d’accesso a Papà Natale, e di stampigliare l’immagine di San Nicola sulle targhe delle automobili cittadine. Accanto alla venerazione per San Nicola, altri eventi importanti che vedono Sint Niklaas protagonista sono:
- Il primo weekend di settembre Sint-Niklaas è sede del festival internazionale delle mongolfiere (Vredesfeesten);
- L'ultima settimana dell'anno la città ospita il Flanders Volley Gala, un torneo internazionale di volley” (fonte: Wikipedia.be)

E allora lo Zythos beer festival? La meta agognata da tutti i più famosi beer hunters (o beer enthusiast, meglio, è il termine che ora va più di moda) non è menzionata per questo evento in nessuno dei documenti “ufficiali”. Uno parte dall’Italia con le migliori intenzioni, e si aspetta, una volta arrivato là, di trovare un paese in festa, e di partecipare ad un evento che catalizza la vita della cittadina con il suo fragoroso richiamo. Vuoi sapere dove si svolge lo Zythos? Ti studi tutto su Internet, imposti il navigatore satellitare sull’indirizzo ricavato su internet (Stadsfeestzaal St.-Niklaas) e ci arrivi. Ma solo perché sei uno attrezzato. Indicazioni stradali in paese? Zero. Cartelli che pubblicizzano l’evento? Zero. Cittadini che ti forniscano indicazioni? Non molti. Unico indizio: una lavagnetta posta su un treppiede a 3 metri 3 dall’ingresso del palazzetto davanti alla stazione dove si svolge l’evento. Su questa lavagnetta due parole e una freccia scritta col gessetto: “Zythos beerfestival →” Potenza della laconicità, o presunzione belga? Ci arrivi a Sint Niklaas, e allo Zythos nello specifico, solo perché funziona il tam tam di internet e degli appassionati; per il resto, investimento pubblicitario zero, ma ritorno di visitatori fragoroso. E allora quelli che organizzano lo Zythos sono proprio bravi, hanno ragione loro.


   



2. Kermesse?

Definizione del termine kermesse dal vocabolario della lingua italiana Zanichelli on-line: “Festa popolare, sagra, fiera; estens. manifestazione collettiva allegra e rumorosa”. Lo Zythos non è questo: non è la sagra dell’abbacchio romano (con tutto il rispetto per l’abbacchio) o la fiera del lardo di colonnata (idem come sopra). Non è neanche lo strano pastiche di PianetaBirra a Rimini, dove corri il rischio di vedere operatori del settore bloccati a uno degli ingressi per un qualunque cavillo burocratico, e famigliole felici che passano senza nessun problema, pur non avendone i titoli, all’ingresso accanto; la qual cosa genera spesso lo spiacevole effetto collaterale di esperti bevitori/consumatori/venditori a digiuno (e anche un po’ alterati) e gente poco avvezza al degustare e molto avvezza al tracannare che si aggira basita fra gli stands. Tornando allo Zythos, lo definirei come un appuntamento di riguardo, al quale partecipano persone che condividono un medesimo interesse con l’identica passione. Poi ci sono anche qui le macchiette, i simil caciaroni, i presuntuosetti del quartierino, ma la maggior parte dei partecipanti sono persone “serie”. Puoi vedere le varie “confraternite” di degustatori aggirarsi con la divisa della propria associazione; noti anche che la maggior parte delle persone è munita di libretto della manifestazione, fogli e biro per prendere rigorosi appunti su ciò che si è assaggiato e su cosa manca ancora da assaggiare. Ma quelli che ti fanno più tenerezza sono gli anziani, numerosi e attenti frequentatori dell’evento. Ora è vero che in Belgio, d’inverno, non ci sono molte cose da fare, e quelle poche è meglio farle in spazi al chiuso e riscaldati; ma si ha l’impressione che andare allo Zythos per loro non sia un ripiego, un modo per occupare un po’ del tempo libero pomeridiano. Li vedi aggirarsi quasi sempre a coppia o in piccoli gruppi, tranquilli, con il bravo bicchierino in mano, sguardo sereno e moderatamente distaccato, quasi come se fossero a far visita, per piacere e non per obbligo e/o convenzione, a dei familiari o a degli amici. Noti, infine, la perfetta organizzazione, che comincia con la graditissima comodità del guardaroba custodito, continua con la buona organizzazione degli spazi e dei generi di conforto, e finisce col servizio d’ordine, discreto ma presente, che blocca sul nascere qualsiasi esuberanza di gente alticcia o caciarona (pochissima, ma comunque presente).

    

3. Lo Zythos Beer Festival (ZBF), l’OBP e l’evento
L’edizione di quest’anno dello Zythos è la quinta: la prima infatti è del marzo del 2004. Tutto questo ambaradan è messo su non da una ditta commerciale o da una società preposta alla commercializzazione della birra belga. Funziona ad inviti, rivolti ad un tot di produttori di birra: se ci vuoi venire il posto c’è, se te ne vuoi rimanere a casa tua, no problem. E chi è che invita? Lo Zythos, una vera e propria associazione di consumatori/assaggiatori belgi. Cioè gente “normale”, alla quale piace bere birra buona in giro, cercando di degustarla al meglio, con un atteggiamento serio e responsabile. E assaggia, assaggia, fanno la lista di coloro che avrebbero piacere di riunire nell’evento ZBF, che non è altro che l’occasione di fare un favore agli amatori del bere bene: invece di farli spostare in qua e in là per il Belgio (cosa non spiacevole di per sé, comunque), fa loro trovare più birrai possibili nello stesso posto. E al caldo per di più, oltre che al coperto. Lo Zythos, in quanto associazione, nasce dalle ceneri dell’ “Objectieve Bier proevers” (Objectieve beer tasters), meglio conosciuta con la sigla OBP, che è stata una delle prime, e forse la più importante, organizzazioni belghe di consumatori-assaggiatori di birra, attiva fino al dicembre del 2002, quando si conclude il suo percorso. Il nuovo percorso comincia con Peter Crombecq, uno dei maggiori conoscitori delle birre del Benelux, che nel febbraio del 2003 annuncia pubblicamente che una nuova forma associativa, chiamata Zythos, prendeva il posto della OBP, sia nel ruolo di coordinatore della “confederazione” delle associazioni di consumatori-degustatori belgi (come la O.B.E.R., la HOP, la DOB e via di seguito), sia nel ruolo di organizzatori di eventi (l’OBP, per esempio, era stato l’organizzatore dell’Antwerp 24 Hour Festival). Inutile, quasi, specificare che il nome zythos è il termine con il quale i greci identificavano la birra, nome mutuato dagli egiziani, che chiamavano la loro birra zythum.
L’evento: allo Zythos quanti birrai c’erano? Quest’anno erano presenti 56 stands, per altrettanti produttori. Tanti? Pochi? Quelli giusti? Qualcuno fuori posto? Ora, in Belgio i produttori più o meno “ufficiali” sono 110 -120, quelli che ormai si sono fatti un nome. La matematica non è un’opinione, e quindi ognuno è in grado di farsi i suoi conti. Di fatto, tantissime erano le presenze significative, ma anche molte assenze si sono fatte notare. Non c’erano gli Strujse, non c’era Kerkom, non c’era Duvel Moortgat – Achouffe, non c’erano Cazeau, Den Hopperd, Binchoise, Du bocq, Fantome. Non ho sottomano la lista dei presenti delle edizioni precedenti, e quindi non so se il trend delle presenze è positivo o negativo. L’impressione, mia personale, è stata che le presenze maggiori si siano registrate fra i produttori medio-grandi, le assenze più numerose invece si siano rilevate fra le fila dei produttori più piccoli.
  

4. Trasparenza e Metodo

Lezione imparata da questa esperienza: ci vuole metodo e trasparenza. Metodo: un esempio su tutti il “book” dell’evento, del quale ciascuno poteva dotarsi (gratuitamente) all’ingresso del festival stesso. E’ un vero e proprio vademecum, con la carta d’identità di ciascuna delle brouwerij presenti, con tanto di abbozzo di scheda de gustativa di quasi tutte le birre “dichiarate presenti” dal birrificio stesso all’organizzazione. Nella seconda parte del libretto, ogni birra viene elencata per tipologia, colore e modalità di “somministrazione” (in vetro / alla spina), brouwerij e stand. Una cosa è certa: con 56 birrifici e un numero di birre intorno ai 200 non solo il pensare di fare una guida, ma soprattutto il farla con criterio e razionalità mi sembra veramente una gran cosa, e un segno di rispetto per il santo bevitore. Trasparenza: tutti quei birrifici che fanno produrre o producono le proprie birre in un altro birrificio recavano, sempre sul book del festival, stampata in chiaro la dicitura “beerfirm” accanto al proprio nome, con specificato anche il nome del birrificio produttore finale. Ora “beerfirm” non è una parolaccia, e non è una definizione disonorevole: i motivi per i quali un qualsiasi birrificio è costretto a ricorrere agli impianti produttivi di un altro sono molti, e spesso più che seri. L’importante è che tutti lo sappiano, e in Belgio la lista dei birrifici beerfirm è tranquillamente pubblica (come la lista degli aderenti alla massoneria in Italia!). A St. Niklaas tutti hanno capito che la De Proefbrouwerij, pur non avendo un proprio stand e proprie birre, era il birrificio più presente in sala …..

   
 




5. Quantità, qualità.

Sul blog di birrerya sono comparse le schede di tute le birre assaggiate nel weekend più alcolico di quest’anno, almeno per me; 34 birre assaggiate, o almeno, sono state 34 quelle che mi sono ricordato di aver assaggiato. A St. Niklaas c’era tanta roba: anche standoci un paio di giorni, e cercando di assaggiare il più possibile con metodo “scientifico” (poco di tutte) il palato e il serbatoio raggiungono a un certo punto il limite fisiologico e il punto di non ritorno. E sei costretto a dire basta. Quindi ti rimane il dubbio di non aver fatto in tempo ad assaggiare questa o quest’altra birra, sicuramente imperdibili, e ti assale la consapevolezza di aver “sprecato” quei tot assaggi dietro a delle birre/pacco. Ma questo è normale. L’impressione che mi sono fatto è che a questo giro (senza fare paragoni con edizioni precedenti) ci sia stata molta quantità, ma non una qualità diffusa. La somma finale porta sicuramente all’inizio un segno +; mi sembra il minimo, siamo comunque in Belgio, la patria del bere bene, e comunque, avercene in Italia di birre con questo rapporto di qualità/prezzo. Ho comunque trovato molte birre alla spina pericolosamente identiche, con poco spessore e scarsa personalità, tanto packaging e poca sostanza. A sentire anche altri luminari, alcune delle birre “classiche” erano in condizioni impresentabili, e alcuni piccoli birrifici attualmente molto alla page hanno proposto prodotti non convincenti. Inutile fare il nome dei “cattivi”, meglio premiare quelli “buoni” (a mio sindacabilissimo giudizio). Miglior birrificio complessivo: Boelens, tutte le birre in splendido stato, la nuova (Balzello) curiosa e fatta benissimo. Grandissime birre: Estival della Rulles, Extra Stout e Boskeun della De Dolle, St. Bernardus abt 12, Cuveè Angelique della Glazen Toren, Gouden carolus Hopsinjoor (una splendida novità). Alcuni birrifici mi sono scappati dalle mani, ma a volte, in queste occasioni, hai spesso la tendenza a cercare conferme sulle birre che più ami, o che più ti piacciono, e non hai poi il tempo e la possibilità fisica di rincorrere le novità. E questo è un difetto. Da tenere d’occhio per il futuro (anche di birrerya.com) le birre della 't Hofbrouwerijke, già assaggiate in precedenza, e che mi hanno fatto una buona impressione anche allo Zythos.


  


Tutto il reporto fotografico di Filip Geerts qui>>

Brasserie d'Ecaussines



Quando in Belgio erano ancora attive 3500 brasserie, a Ecaussines ce n’erano 7. Una di queste, la Brasserie des Carrieres aveva cominciato a produrre nel 1897, e ha continuato a produrre le birre Ultra fino al 1970, quando trasferì la sua produzione presso un’altra brasserie, la Brasserie du Progrés; nel 1972 la produzione delle Ultra venne però definitivamente interrotta, a causa anche della non buona qualità delle acque adoperate per il brassaggio. Nel 1999 Hugues and Isabel Van Poucke decidono di installare una piccola brewery in una fattoria della zona con macchinari fabbricati quasi interamente in Cecoslovacchia, e nel 2001 comincia la produzione, che attualmente vede ben 12 diverse birre.

 


Nel 2003 viene inaugurata una sala di degustazione con annesso ristorante con piatti cucinati con birra. Per tutte le info info@brasserieecaussinnes.be

 

Brasserie d'Ecaussinnes
Rue de Restaumont, 118
7190 ECAUSSINNES

Tel. : 0032 (0) 67 34 22 77
Fax :0032 (0) 67 34 22 79
www.brasserieecaussinnes.be


Birre prodotte:
Ultra-fraîche, Ultra-soif, Ultramour, Ultra-ambrée, Ultra-blonde, Cookie beer, Penneffoise, Wallersoise, Archiduc de Nivelles, Ultra-brune, Loubecoise,Ultra-délice.


lunedì 24 marzo 2008

‘T Pakhuis Huisbrouwerij



Questo splendido brew pub si trova poco lontano dal centro di Anversa, più precisamente nella zona sud, in un antico magazzino riadattato sulle rive dello Schelda, vicino al porto.
  

L'edificio originale risale al 1850, e nel 1996 viene splendidamente ristrutturato da un gruppo di persone, che danno vita a questo splendido ambiente, strutturato in due piani, nel quale si mangia un’ottima cucina e si beve una buonissima birra, prodotta negli impianti a vista (splendidi, in rame) posizionati all’interno del locale. Produce in maniera “stabile” tre tipi di birra, che viene servita alla spina ai tavoli, mentre una piccola parte viene destinata all’imbottigliamento.
  

E’ l’unico locale, in Anversa che produce birra all’interno dei propri ambienti di servizio.

  

  

Huisbrouwerij 't Pakhuis
Vlaamse Kaai, 76
2000 Antwerpen
TEL. 0032 (0)3 238 12 40
FAX 0032 (0) 3 238 68 14
www.pakhuis.info



Birre prodotte: Antwerps Blond, Antwerps Bruin, Nen Bangelijke

Nen Bangelijke



Il prodotto di punta di questo brewpub, il cui nome viene fatto derivare dall’espressione fiamminga bangelijke (“ottima”) pronunciata da un degustatore di birra quando asaggiò per la prima volta questa birra, appena “uscita” dai tini di fermentazione. Birra rotonda, corposa ma non troppo robusta, con un bel colore oro antico e una schiuma bianca, abbondante e a bolle grosse. Il naso è classico, leggermente floreale, moderatamente alcolico, con una presenza di luppolo che non passa in secondo piano. Birra dalcorpo caldo e avvolgente, con una caratterizzazione amarognola piuttosto che fruttata, e dalla frizzantezza equilibrata. Ha corsa regolare ed evoluzione classica, una bella triple, leggermente meno luppolata delle altre birre di questo stesso stile.  Alc. 9,5 vol ©Alberto Laschi

Antwerp Bruin



Bel colore rossastro/ramato per questa ale, tranquilla e abbastanza beverina. Poca schiuma nel bicchiere, naso molto gommoso, caramellato, ma con una puntina di acido finale. Non eccezionale l’aroma, ma comunque godibile. Il corpo è rotondo, un po’ “acquoso”, con un inizio un po’ leggero, che però acquista consistenza con il prosieguo della degustazione. Anche nel gusto i malti la fanno da padrone, molto caramellati e poco tostati, tendenzialmente abboccata, ma con un finale più secco e ripulente di quello che uno si aspetterebbe. Birra da tutto pasto. Alc. 5,5% vol ©Alberto Laschi

Amarante - Zythos Bier Festival 2008



Di questa brasserie artigianale di Toernich, aperta dal 2004, avevo avuto modo di apprezzare , in passato, la St. Denise e la FFFado, due birre buone, non splendide, ma molto bevibile. L’Amarante allo Zythos era invece “terribile”: assaggiata in bottiglia (calda perché avevano il frigo fuori uso) si è rivelata quasi imbevibile, dolce all’eccesso, esageratamente caratterizzata da una speziatura fuori luogo, anche “sgasata”, mi sembrava. Diamogli il beneficio del dubbio, che fosse cioè colpa di circostanze accessorie, ma con questa birra hanno fatto, i Millevertus, un bel passo indietro. E poi circolavano certe voci non proprio eleganti sul loro modo di fare …. Alc. 7.5% vol ©alberto Laschi